La ricerca dà ampio sostegno al ruolo svolto dalla fiducia nel contribuire sia al benessere che al disagio psicologico. La fiducia in se stessi è un costrutto multidimensionale che include vari elementi fondamentali:
Libertà – Accettazione – Sicurezza – Confidenza interna – Apertura – Consapevolezza – Positività – Controllo
Nello specifico, la fiducia in se stessi implica e deriva da un senso di chiarezza e sicurezza verso la propria esperienza interna. E’ un sentimento che ci permette di lasciar andare il tentativo di controllare le nostre azioni o gli eventi che viviamo e di accettare l’inevitabile incertezza degli esiti e delle conseguenze di tali azioni ed eventi. Questa incertezza si riferisce al potenziale rischio di fallimento o danno implicato in qualsiasi cosa facciamo o sperimentiamo.
Un sentimento di fiducia sano o maturo è ciò che possiamo chiamare fiducia reale. La fiducia reale è un sentimento che, da adulti, non dipende tanto da fattori esterni o da ciò che fanno gli altri, ma soprattutto dalle proprie risorse interne. In generale, gli esseri umani nascono fiduciosi: durante un’infanzia normale e non traumatica siamo fiduciosi per natura perché, per imparare a conoscere la vita, usiamo principalmente i nostri sensi e non la nostra mente.
Il disturbo ossessivo viene chiamato il disturbo della fiducia perché si basa sulla credenza disfunzionale che nella vita si può e di dovrebbe raggiungere il controllo totale, la certezza o la perfezione in ogni cosa si faccia o si sperimenti, o che si può e si dovrebbe evitare qualsiasi danno o rischio per se stessi o per gli altri.
Il movimento dell’ossessivo, di cercare di raggiungere il controllo completo e il perfezionismo, genera, dal punto di vista cognitivo, un rimuginio costante basato sull’evitamento del danno (schema della vulnerabilità al pericolo e alle malattie), e dal punto di vista comportamentale varie azioni (compulsioni) atte ad alleviare l’ansia e lo stato di allerta dato dal pensiero controllante ossessivo.
Riconosciamo perciò almeno due forme specifiche di sfiducia nel disturbo ossessivo-compulsivo (oltre alla generale sfiducia nel futuro – schema di negatività/pessimismo):
- Sfiducia nella memoria;
- Sfiducia nella percezione e nell’attenzione.
Per quanto riguarda la sfiducia nella memoria, in particolare i soggetti checker (coloro che controllano che tutto sia a posto), presentano una forte sfiducia nella loro memoria, soprattutto la memoria delle loro azioni; inoltre, sono poco convinti della vividezza dei loro ricordi: questa mancanza di fiducia nella loro funzione mnestica porta inevitabilmente al dubbio patologico.
Questi fenomeni paiono accadere essenzialmente perché le persone ossessive non riescono a focalizzare l’attenzione e a stare nel presente a causa dello stato di allerta dato dalla generalizzazione degli stimoli fobigeni.
Dal punto di vista neuroanatomico i pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo mostrano delle alterazioni funzionali del network fronto-sottocorticale e un aumento di interazione tra le regioni ventrostriatali e la corteccia orbito frontale mediale, la frontale anteriore, il cingolato anteriore e le regioni paraippocampali. Queste aree sono attivate da due vie: una diretta e una indiretta, e normalmente si bilanciano, ma nel DOC è presente uno sbilanciamento causato dall’iperfunzionamento della via diretta che causa un aumento dell’attività del circuito e delle strutture ad esso correlate. Questa iperattività potrebbe essere dovuta ad un’eccessiva attivazione della corteccia orbito-frontale, che determina un maggior controllo dello striato, ovvero mancanza di inibizione dei pensieri interferenti. Anche il sistema limbico e l’amigdala si attivano, poiché si registra una risposta emotiva di paura e ansia condizionate come reazione ai pensieri disturbanti. Quando si mettono in atto comportamenti compulsivi, si attiva il nucleo caudato e la corteccia orbito-frontale che svolge, in questo caso, una funzione inibitoria.
Riferimenti bibliografici:
Fiore F. (2019), Disturbo Ossessivo-Compulsivo: i correlati neuroanatomici, State of Mind;
Didonna F. (2019), Terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo compulsivo, Erickson.